Ho letto, sconcertata, la notizia della fiaccolata organizzata da un’associazione che tutela le giovani vittime di violenza alla quale hanno partecipato un numero esiguo di persone rispetto a quanto ci si attendeva per un fatto tanto grave come lo stupro, equivalente alla distruzione psicologica della bambina.
Vorrei formulare un ragionamento, visto che da anni mi interesso della tutela delle vittime di violenza e di abusi. La protagonista è una bambina che per seguire il suo fidanzato, per ingenuità, subisce atti di violenza e non sa come uscirne senza rimetterci la reputazione, oltre a provare un senso di vergogna primariamente nei suoi confronti e poi in quelli della sua adorata famiglia di origine. Riferire ad un padre e ad una madre che la tua vita è stata spezzata, è un dolore enorme.
La bambina ha deciso di tenere tutto per sé e non ha saputo contrastare la violenza reiterata. Proviamo solo per un attimo ad immaginare il tormento interiore della vittima. La sua vita non sarà più quella precedente e forse solo l’aiuto e l’amore dei suoi cari potranno aiutarla ad elaborare il trauma. Si, perché quando avvengono episodi cosi’ drammatici e crudeli la vita cambia, così come la persona e se non si usano strumenti adeguati le ripercussioni possono essere irreversibili.
Veniamo ai “carnefici”, com’è possibile che un ragazzo giovane infligga una violenza con tanta crudeltà. Forse tali atti sono anche la conseguenza di un ambiente malato. Come ha potuto il fidanzatino prestarsi ad atti simili se non sottoposto a minacce e ritorsioni? Bisogna analizzare un altro spiacevole aspetto: perché tanta gente non si ribella e resta chiusa in casa senza manifestare sdegno? Quella piccola giovane donna puo’ essere la figlia di noi tutti.
Dobbiamo intervenire a livello culturale per produrre un cambiamento sociale. Non è più possibile permettere che avvengano episodi simili, non si può stare a guardare o meglio non ci si può nascondere. Dobbiamo svegliarci, il cambiamento passa primariamente attraverso la famiglia e la scuola. E’ fondamentale inserire in ambito scolastico corsi che trattino questioni inerenti la violenza psicologica subita da un’adolescente quando si verificano fatti di tal genere e di tale crudeltà in modo che la potenziale vittima abbia gli strumenti idonei per reagire ed i coetanei quelli per aiutare chi subisce azioni simili a non rimanere nel silenzio e nella paura.
Gli strumenti giuridici per contrastare l’omertà sono purtroppo inesistenti perché la prova oggettiva che tali fatti siano conosciuti da terze persone non esiste. Nel caso specifico, soltanto due o tre soggetti hanno allertato le forze dell’ordine poiché evidentemente erano gli unici a non temere reazioni e soprattutto hanno avuto il coraggio di esplicitare la conoscenza che era presente nel paese ma che nessuno aveva diffuso e denunciato, anche per timori e ripercussioni personali. Moralizzando le famiglie si moralizza anche la legislazione che diventa più severa ed efficace, proprio perché i reati diventano meno frequenti e più duramente punibili.
Il cambiamento sul piano giuridico non può prescindere da quello culturale ed educativo che dovrebbe produrre come conseguenza una riduzione dei reati di tal specie con il conseguente inasprimento della sanzione.
Valentina Ruggiero, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sul diritto di famiglia – sezione Roma; Coordinatore vicario “Progetto Famiglia” per il Tribunale e Corte d’Appello di Roma presso il Consiglio dell’Ordine di Roma; sino al 2005 avvocato dell’associazione “Telefono Rosa”
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